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sabato 14 aprile 2012

Polyomavirus aviare(APV)

Questo post è una mia personale traduzione  di un importante ed aggiornato articolo  reperibile  su internet,scritto dal Dr. N.Phalen,Professore all'università A&M in Texas.
L'articolo è tratto da questo sito:
http://www.plannedparrothood.com/articles/polyoma.html
Ho tradotto esclusivamente la parte riguardante la malattia nelle COCORITE.


INTRODUZIONE:

Il Polyomavirus aviare è uno dei patogeni virali più importanti negli uccelli da voliera. Ogni anno provoca ingenti danni economici   a proprietari di negozi ed allevatori. Questo virus ha una biologia complessa e ciò porta ad una grande confusione riguardo alla sua prevenzione  e alla sua eliminazione nel momento in cui si manifesta.Anche nel mondo della ricerca scientifica c’è parecchia confusione riguardo alla natura del virus e al suo controllo . Le due visioni di questa disputa sono ben rappresentate  da un lato  dal Dr. Branson Ritchie e dai membri del suo team di ricerca, dall’altro dal Dr Jack Gaskin(Università della Florida),Bob Dahlhausen and Steve Radabaugh(riceratori in Ohio) e da me(David Phalen).
Dr Ritchie ha utilizzato vari forums per discutere  le sue visioni e ritiene molto importante la vaccinazione per controllare la malattia.
Dr Gaskin in una lettera all’editore del Giornale di medicina e Chirurgia Aviare ha invece espresso alcune riserve riguardo all’utilizzo del vaccino.
Altro oggetto della disputa  riguarda il valore del test e quale test utilizzare.
Questo articolo si propone di fare luce su alcuni aspetti di questo virus che cominciamo a  consocere sempre di più.

DEFINIZIONE E STORIA

Il Polyomavirus è stato identificato nei primi anni del 1980  negli U.S.A del Sud Ovest  e in Ontario,Canada,nelle cocorite.è stato denominato Virus del Piumaggio delle Cocorite. È un dna  non avvolto da membrana e basandosi  sulla sua taglia,forma e contenuto di Dna è stato classificato come PapovaVirus.
I papovavirus contengono  2 differenti famiglie di virus: polymavirus e papilloma virus. Con ulteriori ricerche si è capito che si aveva a che fare con un polyomavirus .Più tardi si è scoperto che questo virus può infettare altre specie di pappagalli e da allora è stato chiamato Polyomavirus Aviare (APV). È molto diffuso e si trova in quasi tutti i paesi in cui vengono allevati pappagalli.

LA MALATTIA NELLE COCORITE
Nelle cocorite la malattia e la morte riguardano solo pulli di  dai 10 ai 25 giorni.Gli allevatori si accorgono  del virus quando all’improvviso c’è un’impennata nel numero di nidiacei morti nei nidi. I segni dell’apv nei pulli sono variabili:solitamente i piccoli sperimentano un percorso abbreviato della malattia. Alla morte i piccoli sono rachitici  ed hanno uno strano svilupppo delle penne ,un insolito colore della pelle ,distensione addominale,ascite(fluido nell’addome),ingrossamento del fegato con aree localizzate di necrosi epatica  ed aree sparse di emorragia.In alcuni casi il virus attacca il cervelletto e in quel caso si manifestano problemi neurologici.Al microscopio,le cellule dei  tessuti di questi uccelli  mostrano corpi contenent virus in cellule di organi di vari apparati:milza,fegato,reni, follicoli delle piume, pelle,esofago,cervelletto e cuore.
Non tutte le cocorite infettate con apv moriranno.
Alcuni sopravvissuti non mostreranno mai apparentemente  la malattia o segni di infezione; altri falliranno nello sviluppo di penne primarie e secondarie e/o della coda, Questi uccelli  vengono denominati corridori e questa forma si chiama comunemente MUTA FRANCESE. Un altro virus(PBFD) può causare segni simili. Una o più di queste malattie può causare malattie delle penne delle cocorite. Da altri studi negli Usa si è trovato che le cocorite inglesi raramente vengono infettate dall’apv  anche se accasate con altri pappagalli che  diffondono il virus.
Infezione e malattia non sono sinonimi : molti animali sono infettati ma solo una certa piccola percentuale di questi animali mostrerà la malattia. Se la malattia  si svilupperà dipende solo dalla specie del pappagallo,dall’età, dalla presenza di Pbfd e da altri fattori ignoti. Un animale può essere infettato  ma apparentemente sano :in quel caso ha comunque il virus e lo elimina con le feci per un certo periodo. La lunghezza del  lasso di tempo con cui il virus viene eliminato ed è contagioso dipende dall’età del pappagallo al momento dell’infezione e della sua specie.
Come già descritto,  le cocorite inglesi sembrano avere una certa resistenza all’infezione da apv. La malattia si manifesta meglio nei grandi allevamenti  di cocorite americane dove gli uccelli sono allevati in condizioni di sovraffollamento. Nidiacei ed adulti sono suscettibili all’infezione ma la mortalità riguarda solo i pulli dai 10 ai 25 giorni. La mortalità dei piccoli è elevata e sfiora il 100 alla prima introduzione del virus nell’allevamento; se non si interviene, nelle seguenti stagioni riproduttive la percentuale di mortalità  calerà ma la produzione di pulcini subirà una flessione.
Le cocorite che sopravviveranno avranno uno sviluppo anormale delle piume oppure sembreranno perfettamente sane. In ogni caso diffonderanno il virus con la polvere di pelle e piume per circa 6 mesi dopo l’infezione. La diffusione del virus si blocca con la maturità sessuale o al primo ciclo di allevamento: l’infezione perciò si mantiene grazie ai nidiacei e ai giovani pennuti. Appena dopo la schiusa i pulli vengono esposti al virus e lo hanno in circolo nel sangue già dai 7 ai 10 gg di vita. Nidiacei e giovani adulti  sono fonti del virus  per gli altri uccelli quando vengono  venduti ai negozi o portati alle mostre. Si è ipotizzato che la trasmissione di apv avvenga nell’uovo basandosi su due osservazioni:
1)      Sono state osservate inclusioni intranucleari nei nidiacei ;ciò suggerisce che questi pulcini sono stati infettati dal virus  PRIMA della schiusa
2) in una prova clinica,le uova sono state rimosse da un gruppo di cocorite  in cui era presente il virus  e sono state offerte alle femmine in cova di un altro gruppo in cui l’apv non era presente.

L’esperienza di questo ricercatore comunque non supporta la sua conclusione perché:
1) non ho mai visto inclusioni intranucleari in animali  di meno di 7 giorni di vita
2) c’è un’altra possibile interpretazione per il secondo esperimento: se le uova trasferite erano contaminate col virus,allora i pulcini alla schiusa avrebbero potuto essere esposti al polyomavirus.  Inoltre le femmine mangiano il guscio delle uova per cui potrebbero essere state infettate e aver contagiato  i propri piccoli.
In un documento che ho presentato ad Utrect,Olanda, ho trovato ridotte concentrazione di dna apv in alcuni embrioni e in giovanissimi pulli di cocorite.Anche questi dati hanno suggerito che avviene una trasmissione del virus tramite le uova; questi uccelli hanno sviluppato la malattia. In seguito,tuttavia,ho scoperto che uno dei reagenti era stato infettato  col dna virale .In conclusione,secondo me, la teoria secondo cui il virus passerebbe tramite le uova non ha molti elementi a suo sostegno.
Dr. Ritchie,citandomi, ha  affermato che le cocorite sono gli unici animali che restano fonte del   virus per tutta la vita;ha citato alcune delle mie pubblicazioni ma ne ha tralasciate altre.
Nella prima pubblicazione, ho scoperto che il dna del virus può essere reperito anche in cocorite di  4 anni; il virus era  più elevato in animali di 6 mesi, ma diminuiva in uccelli che si riproducevano per 4 mesi e ancora di più in quelli che si riproducevano per 17 mesi.
Anche se tutti avevano il dna virale,non era chiaro se gli animali  più vecchi stavano diffondendo il virus oppure no. Nel secondo studio perciò ho preso riproduttori più anziani di cui sapevo che con certezza erano stati infettati, e li ho fermati dalla riproduzione per 7 mesi. Questi animali poi sono stati fatti riprodurre e la prole è stata monitorata : nessuno dei 107 nidiacei figli di questi animali precedentemente infettati ha sviluppato la malattia.
Quindi si può concludere che le cocorite  più anziane non sono fonte di dna virale e anche se hanno concentrazioni del virus non lo diffondono.

CONNESSIONE APV-PBFD
 L’apv infetta  velocemente i pappagalli adulti , tuttavia il 99,9% degli infettati sono  TOTALMENTE ASINTOMATICI:diffondono il virus solo per un periodo di tempo ma non mostrano mai segni di malattia. Eppure sono stati documentati casi di trasmissione orizzontale della Polyomavirosi   tra animali adulti : perché?
La risposta è che gli animali che da adulti contraggono l’apv probabilmente  hanno una immunosoppressione dovuta ad un’infezione concomitante  da PBF.
È stata documentata un’esplosione del virus apv in una voliera in cui erano rpesenti pappagalli adulti(Eclectus):tutti avevano anche la pbfd. Stessa situazione si è verificata con cacatua adulti  e di novo sono risultati tutti pbfd+. Nelle esperienze dei ricercatori è risultato che  ogni volta che l’apv passa a soggetti  adulti,nella voliera è rpesente anche la pbfd.
Gli animali che hanno sia pbfd sia l’apv sono una fonte CONTINUA  di polyomavirosi! Infatti gli affetti da pbfd,come i malati di Aids,  hanno un sistema immunitario mal funzionante e  quindi se vengono infettati dall’apv non riescono a smaltirlo. Alcuni di loro moriranno,altri saranno continuamente affetti da apv e lo diffonderanno senza sosta tramite la pelle e la polvere delle piume , contaminando l’ambiente e i nidi.


I TEST
Ci sono TRE tipi di test disponibili epr verificare se è in atto un’infezione da apv; sierologia, Pcr su campioni di sangue,Pcr su campioni cloacali.

SIEROLOGIA
esamina la parte liquida del sangue(detta plasma o siero) alla ricerca di anticorpi che  vengono prodotti specificatamente in risposta ad UN virus,batterio o fungo.
Se un animale viene infettato dall’apv e sopravvive,svilupperà gli anticorpi  al virus.
Gli anticorpi nelle cocorite vengono reperiti già dopo 9 giorni dall’infezione,mentre nelle altre specie si trovano solo dopo 2-3 settimane. La concentrazione di anticorpi aumenta velocemente,raggiungendo un picco tra le 4 e le 6 settimane dall’infezione. Gli anticorpi possono essere trovati nel sangue anche per mesi ed anni dopo l’infezione,a seconda della specie. Nelle cocorite, resta sempre una titolazione  anticorpale per mesi ,in molte specie di pappagalli si trova anche dopo 2-3 anni.

Cosa ci dice la sierologia?
 Nelle cocorite ci dice che l’animale è stato infettato dall’apv. Se l’animale è un giovane adulto(= NON maturo), probabilmente diffonde il virus. Se l’animale è  un adulto in età riproduttiva, NON diffonde il virus. Nelle altre specie invece ci dice solo se l’animale è stato infettato ma non sappiamo se sta diffondendo il virus. Questo test negli scorsi anni è stato adoperato impropriamente : l’autore è a conoscenza di persone che hanno ceduto o ucciso  i propri animali sieropositivi, senza capire che  essere positivi non significa essere contagiosi.
Inoltre,non tutti  gli esami sierologici sono uguali;il test più usato è l’esame di neutralizzazione del virus che misura  sia le IgG sia le IgM e sembra molto preciso;  inoltre esiste un test di fissazione del complemento  che però a differenza del primo rileva il virus solo nel 60% dei casi  per cui non mi sento di consigliarlo.

PCR
 La PCR(reazione a catena della polimerasi) è un esame che ha un ruolo di primaria importanza  nella diagnosi e nel controllo dell’infezione. Questo test si accontenta di una minima concentrazione del Dna virale e lo amplifica fino ad avere una concentrazione che è rilevabile.Bastano anche solo 10 copie del virus  se il test è ben eseguito! L’alta sensibilità di questo esame è sia il suo punto di forza sia il suo punto debole  perché anche la più piccola contaminazione del campione( che può avvenire  o nel momento in cui il campione è prelevato  o in laboratorio) può far sì che un campione negativo risulti positivo. Quindi se si testano più animali,è facile che un campione negativo venga contaminato dalla polvere delle piume o dalle feci secche di un animale positivo.
Quale pcr è meglio?
Il primo a scoprire che  il dna del virus è reperibile anche in uccelli vivi è stato  Frank Miagro dell’università della Georgia. Lui e i suoi collaboratori hanno trovato che l’apv poteva essere scoperto in strisci cloacali di animali apparentemente sani. In seguito gli scienziati hanno migliorato e modificato questo test ,scoprendo che il dna virale  può essere reperito anche nel sangue  di animali recentemente infettati.Tuttavia questo test è stato pesantemente criticato dal Dr Ritchie.
Sia la pcr da campioni cloacali,sia la pcr da  sangue  individuano la gran parte degli uccelli che diffonde il virus.Quale scegliere allora? N uno studio recente  abbiamo confrontato i test sierologici e questi due test pcr; usando i test su 50  animali, ambedue le pcr  hanno individuato tutti -tranne uno – gli animali siero convertiti. Non tutti gli animali erano positivi  ogni volta ai due test;in cacatua e conuri si è trovato  che gli uccelli  che erano sempre positiv ialla pcr effettuata sul  sangue  non sempre lo erano  con quella effettuata su tamponi cloacali. Quando il virus era eliminato dall’animale, la pcr su sangue si negativizzava subito,mentre quella  cloacale impiegava altre 2-4 settimane. Perciò consiglio il test basato su campioni di sangue;
1)      Se l’animale è positivo,va testato nuovamente dopo 2-3 mesi
   2) Se l’animale è negativo,lo si può tenere in quarantena altre 4 settimane e poi va considerato non contagioso.
Viremia e diffusione del virus si fermano quasi contemporaneamente.
NON è vero che  un animale  testato con pcr e vaccinato col vaccino antipolyomavirus è  positivo perché la sonda trova frammenti di dna virale provenienti dal vaccino:   se un animale risulta positivo è  solo perché è infettato e sta spargendo il virus!



PREVENZIONE NEGLI ALLEVAMENTI DI COCORITE:
   1)      Assicurati che l’apv non sia già presente;scegli un buon numero dei riproduttori e TESTALI per vedere se presentano l’infezione
     2) tutti gli animali che entrano in allevamento devono essere negativi al test
    3) monitora e limita i movimenti in entrata ed uscita degli animali in allevamento:
  4)      A) se l’allevamento è commerciale  allora impedisci l’entrata  a negozianti,venditori di cibo,  addetti alle consegne  e altri allevatori.I giovani pulcini portati al venditore e riportati indietro non devono essere immessi nuovamente in voliera
                B) se allevi cocorite da esposizione , allora devi quarantenare tutti gli animali che vanno alla mostra fino alla fine  della stagione della mostra,per poi  testarli prima di immetterli nuovamente in colonia
              C) potrebbe in futuro essere disponibile un nuovo vaccino  vivo-modificato per cocorite ,utile per cocorite da mostra. In quel caso,gli animali che parteciperabno alla mostra andranno immunizzati  almeno un meseprima dell’esposizione e comunque andranno testai al ritorno,finchè nno si è sicuri della funzionalità del vaccino.
             D) l’uso potenziale del vaccino va provato e valutato,anche perché comporterebbe ingenti costi e  fatiche. Inoltre, aiuterebbe solo  gli allevamenti in cui il virus è del tutto assente.


TENERE IL VIRUS SOTTO CONTROLLO:
 Il ciclo di infezione e malattia è mantenuto  dai giovani adulti (non maturi) e dai ndiiacei che lo spargono,contaminando l’ambiente  e i pulli che vengono infettati appena dopo la schiusa. Per rompere questo ciclo,basta solo SMETTERE L’ALLEVAMENTO,rimuovere i giovani dalla oliera e muovere gli animali già adulti in un nuovo ambiente pulito. Dopo qualche mese e una buona disinfezione,gli animali possono essere nuovamente fatti riprodurre.
Bisogna ricordare che è difficile pulire nidi  e altre strutture in legno; può essere necessario l’uso di formaldeide gassosa che però deve essere impiegata solo da qualcuno che abbia esperienza con questo agente ALTAMENTE TOSSICO.

CONCLUSIONI:
Il polyomavirus aviare è un  virus con un’ampia gamma di  potenziali ospiti  e la sua capacità di infettare e provocare la malattia dipende dall’età  dell’animale,dalla sua specie , dal suo sistema immunitario e da altri fattori che dobbiamo scoprire.Capirne la biologia  è indispesnsabile per capire come controllarlo;purtroppo spesso si fanno affermazioni assurde riguardo alla sua sierologia e all’utilità del vaccino anti apv. Queste affermazioni  costano tempo e denaro per essere smentite  e soprattutto creano confusione tra i veterinari e  gli avicoltori. Spero che quest’articolo possa servire per fare chiarezza  riguardo ciò che sappiamo del virus e ciò che sappiamo circa al suo controllo. Indubbiamente  bisogna ancora continuare a svolgere ricerche per poter capire nuove informazioni circa  l’apv,ed è per questo che bisogna esaminare tutti i punti di vista e discuterli.



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